Opere Restaurate
Numerosi e qualificati sono stati gli interventi di restauro effettuati dalla Famiglia. Non solo quelli che hanno portato a primitivo splendore la Chiesa dei Neri o quelli che hanno permesso di trasformare fondi e scantinati in suggestivi e accoglienti locali per ospitare, dal 1962 ad oggi, le quindici taverne santantoniare, ma anche altri lavori. Solo per citarne alcuni ci riferiamo alla Tela, raffigurante S. Orsola, opera di Francesco Allegrini, conservata oggi presso la Basilica di S. Ubaldo e al restauro dell'altare dipinto e della statua Iignea di S. Antonio Abate presso la chiesetta di S. Biagio. Abbiamo inoltre coritribuito al consolidamento e restauro della statua di S. Ubaldo in cima a corso Garibaldi e al restauro della statua lignea del Patrono che viene portata in Processione a benedire la Citta e i Ceri prima della travolgente corsa del 15 maggio.
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Statua lignea di S.Antonio Abat, presso la chiesetta di S.Biagio. | Tela raffigurante S.Orsola, opera di Francesco Allegrini, conservata presso la Basilica di S. Ubaldo. | Statua lignea del Patrono S.Ubaldo che viene portata in Procession a benedire la Città e i Ceri prima della travolgente corsa del 15 maggio. |
L'omaggio ai ceraioli di Sant'Antonio del grande pittore Franco Venanti
Franco Venanti, perugino doc, il pittore umbro più conosciuto tra i contemporanei dopo Gerardo Dottori e Alberto Burri, l’abbiamo considerato, tre anni fa,anche il più adatto, tra i non eugubini, ad inaugurare un lavoro di grande talento artigiano come il pannello realizzato da Giampietro Rampini, che indipendentemente dai pregi artistici, che pure sono notevoli, e frutto di un accanito, passionale, commovente attaccamento alla propria terra con le sue tradizioni, Ia sua cultura, Ie sue fedeltà, i suoi colori e valori. Tutte spinte emotive, estetiche ed anche etiche, che si ritrovano appunto nella pittura figurativa e umorale di Venanti, anche quando questa Iascia l'enfasi per rifugiarsi nell'ironia e la realtà per trasfigurarsi nei simboli. Niente è più colorato, caleidoscopico, contagioso, ebbro, coinvolgente ed avvolgente, oltre che rnisterioso, della Festa dei Ceri e, in mezzo ad essa, della "santantonieria": che è una specie tutta sua di sana ed epilettica mattana, una festa nella festa, l'anirna di un'anima, il dna di un sortilegio a scadenza annuale. E' dunque da immaginare che pochi eventi, come la saga dei Ceri officiata alla santantoniara, possano essere così allettanti per un artista a forte carica esoterica e nel contempo tradizionalista quale orgogliosarnente è Franco Venanti. Il quale, con Ie sue opere disseminate nei principali rnusei e nelle più referenziate collezioni del mondo, ha affrontato in più di rnezzo secolo al cavalletto un pò tutti i temi legati agli accadimenti della vita e della storia. Gli mancava di scrutare la Festa del Ceri con occhi e palpiti da santantoniaro, come quelli di un altro bravissirno artista, che oltre a tutto e stato anche gran ceraiolo: Alberico Morena, incisore di un apparente paradosso eugubino, il paganesirno mistico. Venanti da tempo aveva promesso di dipingere i Ceri a un suo grande amico eugublno, il santantoniaro Francobaldo Chiocci, insieme al quale negli anni 70 firmo un Iibro - Augusta Perusia, Angusta Perusia - che, con una "u" rovesciata in una scopriva l'altra città, quella minore e provinciale, ma più autentica e accattivante. La sua presenza alla inaugurazione del pannello dl Rampini nella Taverna del Santantoniari è stato un primo mantenimento di questa antica promessa. II secondo e definitivo mantenimento e l'opera, quì a fianco riprodotta, con Ia quale la Famiglia dei Santantoniari celebra i 40 anni dalla sua fondazione. Tra gli innurnerevoli riconoscimenti ottenuti da Venanti a livello istituzionale (ad esempio, dal Cornune dl Perugia l'iscrizione nell'Albo d'oro del cittadini piu illustri e dal Quirinale le nomine a Commendatore e Grand'Ufficiale) il penultimo, di Benemerito nazionale della Cultura e dell'Arte, gli era venuto dal Presidente Ciampi. L'ultimo, e speriarno a lui più gradito, è quello di "matto onorario" da onorare con una bicchierata nella Taverna di Sant’Antonlo sotto il bassorilievo ceraiolo di Rampini, e dinanzi alla sua suggestlva e passionale opera che tutti i santantoniari unisce nell'ammirazione, della commozione e nel più sentito ringraziamento.