Ciao Francesco

Parole scritte a cuore aperto
Ho voluto aspettare volutamente che tutto fosse fatto, riportarti a Gubbio nella nostra Chiesa dei Neri, celebrare il funerale e infine la dolce sepoltura. Tante le parole dette e scritte su di te, parole forti importanti significative, frutto di un vero attaccamento alla tua persona. Non potevano mancare le mie, da queste pagine del sito, un mezzo che ci permette di stare più vicino ai giovani e che tanto hai sempre apprezzato come amante delle nuove tecnologie. Scrivo queste parole  in maniera diretta, ma non per questo credo meno importanti delle altre . Il mio attaccamento a te era inevitabile, perché figlio di un amico, di quelli che puoi scrivere con la “A” maiuscola. Tanto con Giampietro è stata intensa la nostra vita, ma soprattutto la nostra gioventù. Una gioventù vissuta oltre, anche la nostra giovane età, fatta di un impegno nel cercare di essere sempre pronti verso gli altri. In tempi molto diversi da quelli di oggi, siamo riusciti a far stare insieme tante generazioni di giovani, tutte appassionate per lo sport della pallavolo. Cercando di coinvolgere più persone possibili, non solo con l’unico interesse dello sport, ma anche quello dello stare insieme, con tutte le sue problematiche che la vita di  gruppo comporta. Proprio in questi giorni , ricordando insieme a Giampietro e Rossana il nostro passato, non potevo fare riferimento su di te. La tua passione per la pallavolo era scontata, ma non era scontato il tuo modo di dover stare insieme agli altri, ma come spesso si dice “buon sangue non mente” , conoscendo tuo padre non potevi fare diversamente. Dare tutto te stesso era una prerogativa quasi scontata, facile da capire per me che conoscevo cosa vuol dire credere in qualcosa  d’importante, perché tutto serva per stare con gli amici. Appunto gli amici, dire che sono stati fantastici e riduttivo, in questi due giorni li ho osservati, guardati e scrutato i loro volti, disperati, smarriti, ma anche volti sereni, atteggiamenti che sono l’essenza dello stare insieme , perché ognuno ha la sua reazione di fronte a tali eventi.  Ho voluto essergli vicino  e in poco tempo è nata una sorta di amicizia tra chi ha capelli bianchi come me, e la loro vitalità frutto della gioventù. Molti ne conoscevo altri no, ma questo era  poco cosa, importante era che tutti eravamo li per te. Segno evidente che sei di nuovo riuscito in quello che sei, l’amico degli amici ma soprattutto, l’amico che fa stare insieme. Anzi mi viene da pensare che ,da questa seconda tragedia che stanno vivendo, ne ricaveranno ancora più forza , per il loro futuro che sicuramente nascerà prima di tutto stando insieme. Certo non posso ricordarti come ceraiolo di S.Antonio , lo hanno scritto i tuoi amici del cero e tanto basterebbe “ceraiolo vero ed umile”, ma io mi soffermo sulla parola umiltà. Si la tua umiltà la possa garantire, qualche anno fa gli amici volevano che dovevi essere il capodieci del cero mezzano, molti  ricordo mi si avvicinavano per chiedermi di convincerti, tanto era la volontà di tutti, perché vedevano in te il ceraiolo che li poteva rappresentare il giorno dei ceri mezzani. Anche Giampietro ne sarebbe stato felice , ma conoscendo la sua discrezione, mai si sarebbe permesso di forzare la tua volontà. Per cui ho voluto provare attraverso la mia persona, di cercare di convincerti che era giusto  accettare questo ruolo, soprattutto perché voluto da tanti. La tua risposta fu lapidaria  “Alfredo io sono nato per fare il ceraiolo semplice nato come punta o bracciare tanto non conta il ruolo, ma quello che senti dentro di te” di fronte a quelle parole di certo non potevo che darti  ragione. E queste saranno le parole che mi porterò sempre dentro di me, perché in esse c’è tutto di te.   
 
Il tuo Presidente.