Festa dei Ceri - Gubbio 15 Maggio

La Famiglia dei Santantoniari

Era un anno particolare, anzi, era un periodo particolare. In quegli anni tutto si evolveva, si muoveva, tendeva a cambiare, e se ne aveva la percezione. Non era una sensazione personale, ma condivisa. Era un’euforia strana, una voglia di fare, di poter osare, di andare più a fondo nelle cose, di uscire allo scoperto senza reticenze, di scrollarsi pigrizia, pregiudizi, falsi pudori. E i Ceri, più di qualunque altra cosa, riuscivano a mettere in evidenza tutto ciò. E in quelle sensazioni stavamo bene insieme. I Santantoniari erano un bel gruppo, non numeroso, ma ben identificato e caratterizzato, e che assortiva, magicamente, le persone più disparate e più diverse. Difficile capire perché e come avvenne. Tutto fu spontaneo e semplice. Seguimmo una specie d’istinto, una forza, che ci portò ad aggregarci. Ci univano molte cose, pur nelle nostre diversità. Uno stesso modo di vivere la Festa, un essere ceraioli che, senza nulla togliere alla tradizione, e pur nella totale fusione in essa, sapeva anche guardarsi con ironia, concedendo all’autocritica, sdrammatizzando, rivalutando alcuni aspetti e demolendone altri, combattendo l’enfasi retorica e proponendo una passione più sincera, usando Ia sfrontatezza come arma, Ia battuta fiacca contro il fanatismo e la allegria contro Ia seriosità pomposa e auto celebrativa. Era un modo di vedere il mondo e non solo la Festa. Composto ma allegro, proporzionato ma scanzonato, severo solo dove era necessario.Avvertivamo in noi e intorno a noi un sentimento forte, che ci portava a desiderare di stare insieme, a condividere, oltre il 15 maggio. Volevamo un punto di riferimento non tanto materiale o fisico, ma ideale, per far galleggiare questa sensazione e quel nostro particolare modo di essere, per dare sfogo a quel desiderio sottile, un misto di allegria, affetto, amicizia, che rimaneva intatto per tutto l’anno, che per un verso prescindeva dalla Festa, e che ci apparteneva intimamente.

Era un anno particolare, anzi, era un periodo particolare. In quegli anni tutto si evolveva, si muoveva, tendeva a cambiare, e se ne aveva la percezione. Non era una sensazione personale, ma condivisa. Era un’euforia strana, una voglia di fare, di poter osare, di andare più a fondo nelle cose, di uscire allo scoperto senza reticenze, di scrollarsi pigrizia, pregiudizi, falsi pudori. E i Ceri, più di qualunque altra cosa, riuscivano a mettere in evidenza tutto ciò. E in quelle sensazioni stavamo bene insieme. I Santantoniari erano un bel gruppo, non numeroso, ma ben identificato e caratterizzato, e che assortiva, magicamente, le persone più disparate e più diverse. Difficile capire perché e come avvenne. Tutto fu spontaneo e semplice. Seguimmo una specie d’istinto, una forza, che ci portò ad aggregarci. Ci univano molte cose, pur nelle nostre diversità. Uno stesso modo di vivere la Festa, un essere ceraioli che, senza nulla togliere alla tradizione, e pur nella totale fusione in essa, sapeva anche guardarsi con ironia, concedendo all’autocritica, sdrammatizzando, rivalutando alcuni aspetti e demolendone altri, combattendo l’enfasi retorica e proponendo una passione più sincera, usando Ia sfrontatezza come arma, Ia battuta fiacca contro il fanatismo e la allegria contro Ia seriosità pomposa e auto celebrativa. Era un modo di vedere il mondo e non solo la Festa. Composto ma allegro, proporzionato ma scanzonato, severo solo dove era necessario.Avvertivamo in noi e intorno a noi un sentimento forte, che ci portava a desiderare di stare insieme, a condividere, oltre il 15 maggio. Volevamo un punto di riferimento non tanto materiale o fisico, ma ideale, per far galleggiare questa sensazione e quel nostro particolare modo di essere, per dare sfogo a quel desiderio sottile, un misto di allegria, affetto, amicizia, che rimaneva intatto per tutto l’anno, che per un verso prescindeva dalla Festa, e che ci apparteneva intimamente.

Avevamo Ia sensazione che tutto questo si fosse formato come una fioritura, naturalmente, che fosse per un verso un retaggio di tradizioni lontane, ma nello stesso tempo anche qualcosa che si era messo a fuoco in quegli anni.
Come se tutti noi fossimo stati strumenti inconsapevoli di un disegno colorato e divertente, come se fossimo stati a un appuntamento preso da tanto tempo.
Eravamo diventati qualcosa di più, eravamo cresciuti come ceraioli, e come eugubini, eravamo ormai in un’epoca in cui parlare, incontrarsi, conformarsi, associarsi, era un modo nuovo di relazionarsi.
Per questo nacque Ia Famiglia.
Nella Famiglia non volevamo solo trovare un modo di organizzarci meglio, ma il sistema di cristallizzare quel sentimento, dandogli un rifugio sicuro, affinché nessuno potesse arrivare e distruggerlo, e perché su quello si potesse solo costruire sopra, per migliorare, per elevare Ia qualità del nostro sentire, per fare, senza compiacimenti.
Ed e tutto qui, tutto e racchiuso in quel sentimento, in quel nostro modo di essere, in quel nostro modo cosi particolare di sentire la Festa, il Cero, i riti di cui il nostro calendario e costellato, e da noi riscoperti e difesi, e che non e mai feticismo, non e mai fanatismo, che e profondità senza esasperare, che è amore, che ama con il sorriso, che è passione senza dramma, che non concepisce la Festa senza sentimento, che è fedeltà senza catene.A questo serviva Ia Famiglia, a non disperdere il nostro tesoro, di cui in quel momento avemmo chiara consapevolezza, e che da allora non è mai cambiato. Tanti i visi cari da ricordare, tutti in noi, che nella Famiglia esistiamo per sempre. Tanti i ricordi. Ma tanti anche gli eventi futuri a cui ci prenotiamo, e non solo nella Corsa, ma anche nel fare, per Ia Città, per la Festa, per la nostra collettività.

Organigramma

Presidente
Ubaldo Gini

Vice presidente
Raffaele Mengoni

Segreteria
Fabrizio Cerbella

Economato
Borgogni Saverio

Capodieci
Tomassini Andrea
Riccardo Martiri

Consiglieri
Massimiliano Pierucci
Michele Fiorucci
Roberto Gaggiotti
Alessandro Cappannelli
Fabio Fioroni
Alessio Monacelli
Stefano Pappafava
Emanuele Francioni
Gabriele Staccini
Gianluca Bellucci
Matteo Minelli

Revisori
Raffaele Pellegrini
Massimo Pannacci
Lorenzo Rughi
Marco Caioli (supplente)
Robert Satiri (supplente)

Probiviri
Marco Marchetti
Stefano Vagnarelli
Marcello Rogari

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Presidenti del passato

Flaminio Farneti
1968-1974

Luigi Balducci
1975-1984

Pietrangelo Farneti
1985 – 1986

Nello Ontano
1987 – 1988

Pietrangelo Farneti
1989 – 1997

Marcello Rogari
1998 – 2000

Gianfrancesco Chiocci
Elvezio Farneti
Mario Fofi
2001 – 2002

Marcello Cecilioni
2003 – 2007

Alfredo Minelli
dal 2008 – 2023

Ubaldo Gini
dal 2023 – …

Organigramma

Presidente
Ubaldo Gini

Vice presidente
Raffaele Mengoni

Segreteria
Fabrizio Cerbella

Economato
Borgogni Saverio

Capodieci
Tomassini Andrea
Riccardo Martiri

Consiglieri
Massimiliano Pierucci
Michele Fiorucci
Roberto Gaggiotti
Alessandro Cappannelli
Fabio Fioroni
Alessio Monacelli
Stefano Pappafava
Emanuele Francioni
Gabriele Staccini
Gianluca Bellucci
Matteo Minelli

Revisori
Raffaele Pellegrini
Massimo Pannacci
Lorenzo Rughi
Marco Caioli (supplente)
Robert Satiri (supplente)

Probiviri
Marco Marchetti
Stefano Vagnarelli
Marcello Rogari

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Presidenti del passato

Flaminio Farneti
1968-1974

Luigi Balducci
1975-1984

Pietrangelo Farneti
1985 – 1986

Nello Ontano
1987 – 1988

Pietrangelo Farneti
1989 – 1997

 

Marcello Rogari
1998 – 2000

Gianfrancesco Chiocci
Elvezio Farneti
Mario Fofi
2001 – 2002

Marcello Cecilioni
2003 – 2007

Alfredo Minelli
dal 2008 – 2023

Ubaldo Gini
dal 2023 – …

IL FONDATORE

Nino Farneti (1911-1984) detto «'l Sor Nino» è il fondatore della Famiglia dei Santantoniari. Capodieci per 20 anni, evento ineguagliabile nella storia della Festa dei Ceri, è stato per decenni guida indiscussa, punto di riferimento e figura carismatica per i Santantoniari. Si deve a lui e a pochi altri la “rinascita” del Cero di Sant'Antonio dall'immediato dopo-guerra ai giorni nostri.

IL FARO

Gianfrancesco Maria Chiocci "Gianni" (1939-2014) - detto “Chiocciolone”. La Famiglia è nata in casa sua nel 1968 e lui successivamente ne è stato anche Presidente. Primo Capodieci (1973) Indimenticabile Professore per intere generazioni di eugubini. A noi Santantoniari ha insegnato la coerenza, l'umiltà e col solo esempio una certa “signorilità”. Era una specie di nostro “faro”. Riduttivo in poche righe sintetizzare la miriade di iniziative culturali e non a lui dovute; basti ricordare che è stato Consigliere comunale, giornalista, ideatore della rivista "Via Ch'eccoli", fondatore di Teleradiogubbio e della richiesta Festa dei Ceri all'Unesco.

L'ANIMA

Angelo Farneti “Pietrangelo” detto “Pacio” (1927-2011). Ogni parola scritta rischia di sminuire la grandezza del personaggio. Chi non conosce il Pacio non conosce la Festa dei Ceri. È stato Capodieci, Presidente della Famiglia, organizzatore onnipresente di molte manifestazioni folkloristiche cittadine e inventore dell'Albero di Natale più grande del mondo. Con la sua scomparsa a gennaio 2011 la città ha perso un pezzo della sua storia, i Santantoniari un pezzo della loro anima.

L'ORGANIZZATORE

Luigi Balducci “Gigino” detto «'l Conte» (1935-1997). È stato il personaggio che più di ogni altro ha contribuito all'organizzazione della Famiglia e della conduzione della Corsa. Ideò i famosi “fojetti” negli anni '60/'70 per coordinare le “mute” e non disperdere le forze per il Cero. Diede impulso alla Famiglia in tutte le sue manifestazioni con un “saper fare” unico che tutt'ora i Santantoniari si portano in eredità.

IL GIGANTE

Nello Ontano (1933-2013) - detto «'l Burino». Indimenticabile per la sua imponente presenza e la sua immancabile partecipazione alle molteplici manifestazioni santantoniare e cittadine. Parlava poco, ma parlava per lui la sua generosità, operosità e semplicità. Capodieci (1970) e Presidente della Famiglia è stato il punto di riferimento per tutti quelli della sua generazione e per i giovani. Fondatore della Manicchia che porta il suo nome ovvero quella di Parte Occidentale, ha dato il nome anche alle mute di quella zona: le “Mute de Ontano”.

IL FONDATORE

Nino Farneti (1911-1984) detto «'l Sor Nino» è il fondatore della Famiglia dei Santantoniari. Capodieci per 20 anni, evento ineguagliabile nella storia della Festa dei Ceri, è stato per decenni guida indiscussa, punto di riferimento e figura carismatica per i Santantoniari. Si deve a lui e a pochi altri la “rinascita” del Cero di Sant'Antonio dall'immediato dopo-guerra ai giorni nostri.

IL FARO

Gianfrancesco Maria Chiocci "Gianni" (1939-2014) - detto “Chiocciolone”. La Famiglia è nata in casa sua nel 1968 e lui successivamente ne è stato anche Presidente. Primo Capodieci (1973) Indimenticabile Professore per intere generazioni di eugubini. A noi Santantoniari ha insegnato la coerenza, l'umiltà e col solo esempio una certa “signorilità”. Era una specie di nostro “faro”. Riduttivo in poche righe sintetizzare la miriade di iniziative culturali e non a lui dovute; basti ricordare che è stato Consigliere comunale, giornalista, ideatore della rivista "Via Ch'eccoli", fondatore di Teleradiogubbio e della richiesta Festa dei Ceri all'Unesco.

L'ANIMA

Angelo Farneti “Pietrangelo” detto “Pacio” (1927-2011). Ogni parola scritta rischia di sminuire la grandezza del personaggio. Chi non conosce il Pacio non conosce la Festa dei Ceri. È stato Capodieci, Presidente della Famiglia, organizzatore onnipresente di molte manifestazioni folkloristiche cittadine e inventore dell'Albero di Natale più grande del mondo. Con la sua scomparsa a gennaio 2011 la città ha perso un pezzo della sua storia, i Santantoniari un pezzo della loro anima.

L'ORGANIZ ZATORE

Luigi Balducci “Gigino” detto «'l Conte» (1935-1997). È stato il personaggio che più di ogni altro ha contribuito all'organizzazione della Famiglia e della conduzione della Corsa. Ideò i famosi “fojetti” negli anni '60/'70 per coordinare le “mute” e non disperdere le forze per il Cero. Diede impulso alla Famiglia in tutte le sue manifestazioni con un “saper fare” unico che tutt'ora i Santantoniari si portano in eredità.

IL GIGANTE

Nello Ontano (1933-2013) - detto «'l Burino». Indimenticabile per la sua imponente presenza e la sua immancabile partecipazione alle molteplici manifestazioni santantoniare e cittadine. Parlava poco, ma parlava per lui la sua generosità, operosità e semplicità. Capodieci (1970) e Presidente della Famiglia è stato il punto di riferimento per tutti quelli della sua generazione e per i giovani. Fondatore della Manicchia che porta il suo nome ovvero quella di Parte Occidentale, ha dato il nome anche alle mute di quella zona: le “Mute de Ontano”.

IL FONDATORE

Nino Farneti (1911-1984) detto «'l Sor Nino» è il fondatore della Famiglia dei Santantoniari. Capodieci per 20 anni, evento ineguagliabile nella storia della Festa dei Ceri, è stato per decenni guida indiscussa, punto di riferimento e figura carismatica per i Santantoniari. Si deve a lui e a pochi altri la “rinascita” del Cero di Sant'Antonio dall'immediato dopo-guerra ai giorni nostri.

L'ANIMA

Angelo Farneti “Pietrangelo” detto “Pacio” (1927-2011). Ogni parola scritta rischia di sminuire la grandezza del personaggio. Chi non conosce il Pacio non conosce la Festa dei Ceri. È stato Capodieci, Presidente della Famiglia, organizzatore onnipresente di molte manifestazioni folkloristiche cittadine e inventore dell'Albero di Natale più grande del mondo. Con la sua scomparsa a gennaio 2011 la città ha perso un pezzo della sua storia, i Santantoniari un pezzo della loro anima.

IL FARO

Gianfrancesco Maria Chiocci "Gianni" (1939-2014) - detto “Chiocciolone”. La Famiglia è nata in casa sua nel 1968 e lui successivamente ne è stato anche Presidente. Primo Capodieci (1973) Indimenticabile Professore per intere generazioni di eugubini. A noi Santantoniari ha insegnato la coerenza, l'umiltà e col solo esempio una certa “signorilità”. Era una specie di nostro “faro”. Riduttivo in poche righe sintetizzare la miriade di iniziative culturali e non a lui dovute; basti ricordare che è stato Consigliere comunale, giornalista, ideatore della rivista "Via Ch'eccoli", fondatore di Teleradiogubbio e della richiesta Festa dei Ceri all'Unesco.

L'ORGANIZZATORE

Luigi Balducci “Gigino” detto «'l Conte» (1935-1997). È stato il personaggio che più di ogni altro ha contribuito all'organizzazione della Famiglia e della conduzione della Corsa. Ideò i famosi “fojetti” negli anni '60/'70 per coordinare le “mute” e non disperdere le forze per il Cero. Diede impulso alla Famiglia in tutte le sue manifestazioni con un “saper fare” unico che tutt'ora i Santantoniari si portano in eredità.

IL GIGANTE

Nello Ontano (1933-2013) - detto «'l Burino». Indimenticabile per la sua imponente presenza e la sua immancabile partecipazione alle molteplici manifestazioni santantoniare e cittadine. Parlava poco, ma parlava per lui la sua generosità, operosità e semplicità. Capodieci (1970) e Presidente della Famiglia è stato il punto di riferimento per tutti quelli della sua generazione e per i giovani. Fondatore della Manicchia che porta il suo nome ovvero quella di Parte Occidentale, ha dato il nome anche alle mute di quella zona: le “Mute de Ontano”.

La Storia

Famiglia, non un nome a caso.
Fu scelta difficile e al tempo stesso felice, tante erano Ie possibilità e Ie proposte rifacentesi addirittura alle arti medioevali, alle congreghe, alle corporazioni o compagnie. Prevalse il nome più semplice e coinvolgente: Famiglia. Una scelta subito condivisa dai Saritaritoniari e col tempo anche dagli altri ceraioli. Ci piace in questa occasione ricordare al riguardo quanto scritto dal compianto Mon. Sig. Origene Rogari nei suo Iibro “I Ceri” (Tip. Vispi & Angeletti – Gubbio 1977): ”Mi piace il nome Famiglia che i seguaci dei tre Ceri si sono dati, in questo caso è un nome pubblico ed esteriore ma che sembra trarre la sua ispirazione dall’intima e sana concordia che dolcemehte fiorisce intorno al focolare domestico. Ora le famiglie umane sono le componenti naturali di una città, e la pace civica é la più sicura risultante della multiforme armonia individuale, familiare e sociale. Questo è indubbiamente il significato profondo di un nome felice che nel tempo stesso distingue e unisce. Se un giorno triste quel nome avesse a segnare un solco di orgoglio e di divisione fraterna, i Ceri avrebbero perduto il loro aspetto più vero e più caro”.

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