Festa dei Ceri - Gubbio 15 Maggio

La Taverna dei Santantoniari

Oggi non sapremmo immaginare l’organizzazione dell’attività ceraiola senza l’esistenza di un luogo di riferimento, non solo fisico, ma anche “morale”, come Ia Taverna.
E’ dal 1962, su iniziativa dei Santantoniari, nasce Ia prima Taverna ceraiola: da allora è iniziato un “peregrinare” e una affannosa ricerca di luoghi atti ad ospitare almeno per il periodo dei Ceri il ritrovo dei Santantoniari. Sono ben 15 i luoghi (sotto la lista) che hanno visto i ceraioli adoperarsi trasformandosi in muratori, elettricisti, manovali, imbianchini, operatori ecologici, per poter usufruire in modo più o meno degno dei locali che man mano venivano utilizzati.

Grazie a questa meritoria e indefessa (più o meno inde) opera sono tornati alla luce e spesso all’originario splendore, fondi, cantine e scantinati, che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti.
Alcuni di questi hanno poi visto la trasformazione in ristoranti anche di Iusso, avendo cosi i Santantoniari contribuito ad arricchire il panorama ricettivo cittadino.Finalmente nel 2001 Ia grande svolta: con una convenzione con l’Amministrazione comunale, siamo riusciti ad avere – in condizioni indescrivibili e con la necessità di un intervento radicale – la disponibilita delle cantine di Palazzo Fonti, dal 2010 anche della confinante  Chiesa di S. Francesco di Paola ,ora attuale sede della Famiglia, in via Fabiani e dell’attiguo orto, intitolato ai Genitori di S.Ubaldo. II tutto sulla scorta di un consistente investimento di risorse umane e finanziarie.
Con Ia meritoria opera di molti Santantoniari, questi locali costituiscono ora la nostra definitiva Taverna.
Dopo 46 anni il “peregrinare” dei Santantoniari ha trovato la sua meta conclusiva.

La Sede e l'Orto

La Sede

Tratto da: Per San Francesco di Paola di Ettore A.Sannipoli, che è apparso nell’ “Eugubino”, a. LXII (2011) n.2 pp 24-25…

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L’Orto

Oggi a distanza di 20 anni si completa un percorso che ha visto la Famiglia dei Santantoniari adoperarsi perché questo luogo…

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Kg di maiale
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Zampetti di maiale
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Kg di capeletti
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Capeletti chiusi
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Tonnellate di penne
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Litri di vino
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Tutti i numeri

delle magnate e delle bevute

In tanti anni, considerando solo i “cene ufficiali” – 17 gennaio, veglione, cena delle “cavie”, taverne per Ceri grandi, mezzani e piccoli, un calcolo approssimativo porta a cifre sbalorditive. Abbiamo “conciato per Ie feste” – è proprio il caso di dirlo – una sessantina di maiali. Il peso complessivo delle varie “conce”, eseguite sfiora Ia tonnellata. Cucinati anche per il cenone del 17 gennaio circa cinquemila zampetti (di maiale.) Impossibile una stima quantitativa dei fagioli che li hanno accompagnati. Abbiamo iniziato con il maiale, ma era d’obbligo considerando Ia tradizionale iconografia del Santo. Nelle proverbiali vaschette sono confluite circa ventiquattro tonnellate di penne, con sughi di ogni varietà. Altro piatto tipico dei convivi santantoniari, i “capeletti”: in quaranta anni, Ie sapienti cuoche ne hanno preparati circa tre tonnellate, qualcosa come novecentomila “capeletti”che per stenderli avrebbero bisogno di una “spianatora” come Piazza Grande. Dulcis in fundo, sono stati serviti alcuni quintali di “tozzetti” ed alcune migliaia di “ciambelotti”. Immancabile l’innaffiatura di vino che, tra bianco e rosso, circa centoventimila litri, pari a non meno di sei “botti dei Canonici”. Per chiudere, un camion carico di Diesus, Varnaro del Pacio, che fece truccare le bottiglie e “vestirle da S. Antonio” dai suoi alunni tanto da nominarle “lo splendore di S. Antonio”

Tutti i numeri

delle magnate e delle bevute

In tanti anni, considerando solo i “cene ufficiali” – 17 gennaio, veglione, cena delle “cavie”, taverne per Ceri grandi, mezzani e piccoli, un calcolo approssimativo porta a cifre sbalorditive. Abbiamo “conciato per Ie feste” – è proprio il caso di dirlo – una sessantina di maiali. Il peso complessivo delle varie “conce”, eseguite sfiora Ia tonnellata. Cucinati anche per il cenone del 17 gennaio circa cinquemila zampetti (di maiale.) Impossibile una stima quantitativa dei fagioli che li hanno accompagnati. Abbiamo iniziato con il maiale, ma era d’obbligo considerando Ia tradizionale iconografia del Santo. Nelle proverbiali vaschette sono confluite circa ventiquattro tonnellate di penne, con sughi di ogni varietà. Altro piatto tipico dei convivi santantoniari, i “capeletti”: in quaranta anni, Ie sapienti cuoche ne hanno preparati circa tre tonnellate, qualcosa come novecentomila “capeletti”che per stenderli avrebbero bisogno di una “spianatora” come Piazza Grande. Dulcis in fundo, sono stati serviti alcuni quintali di “tozzetti” ed alcune migliaia di “ciambelotti”. Immancabile l’innaffiatura di vino che, tra bianco e rosso, circa centoventimila litri, pari a non meno di sei “botti dei Canonici”. Per chiudere, un camion carico di Diesus, Varnaro del Pacio, che fece truccare le bottiglie e “vestirle da S. Antonio” dai suoi alunni tanto da nominarle “lo splendore di S. Antonio”

Le 15 Taverne

  • 1962: Via Piccotti
  • 1983: Via Savelli
  • 1963: Via Cavallotti
  • 1984: Voltone
  • 1964: Via Ansidei
  • dal 1985 al 1990: Palazzo Fabiani Piazza 40 Martiri
  • dal 1965 al 1968: Corso Garibaldi
  • dal 1991 al 1997: Via Fabiani Palazzo Fonti
  • dal 1969 al 1971: Piazza S. Giovanni
  • dal 1998 al 2001: Palestra di S.Pietro
  • 1972: Via Ansidei
  • dal 2001 al 2007: Doppia Taverna
    Ariosa nella palestra di S.Pietro e in Via Fabiani 
  • dal 1973 al 1974: Via Reposati
  • dal 1975 al 1982: Via Mastro Giorgio
  • dal 2008: Via Fabiani

Le foto delle taverne

Nella nostra Gallery ci poniamo l’obiettivo di pubblicare foto recenti e foto storiche non solo riguardanti la Corsa dei Ceri, ma anche di altri momenti indimenticabili ed emozionanti che il Cero di Sant’Antonio ci ha regalato.