Papa Francesco
Papa Francesco: così diverso, così nostro...
La fumata bianca e’ stata accolta da un boato, da decine di migliaia di persone in piazza S.Pietro.
La proclamazione del suo nome e’ stata seguita da un silenzio incredulo e forse sbigottito, rotto dalle urla sparute dei pochi argentini presenti. La lettura del suo nome ha scatenato il giubilo ad Assisi e poi come un’onda ha contagiato con un enorme sorriso tutto il mondo.
Per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa il Papa porta il nome di Francesco. E’ l’argentino Jorge Mario Bergoglio, il nuovo Papa e si chiamera’ Papa Francesco. Non Papa Francesco I. Ma semplicemente Francesco.Le sue prime parole, di fronte a quella marea che attendeva un gesto di speranza, si sono quasi rivelate come un incipit per quel nome che sorprendentemente – e non casualmente – era stato scelto, a differenza di tutti i suoi predecessori: Francesco. La nuda, asciutta e sostanziale semplicità. Fatta fede
“Mi hanno preso quasi alla fine del mondo”, la frase, certamente non preparata a tavolino, che lo consegna alla memoria di chi, ancora tra qualche anno, ricorderà questa serata un po’ piovosa e molto rigenerante.
“Alla fine del mondo”. Come a far riferimento a quell’Argentina lontana, e in fondo anche vicina, essendo composta per più di un terzo dei suoi abitanti, da gens italica (in pochi hanno sottolineato come si tratti del primo Pontefice figlio dell’emigrazione). Ma forse anche a far cenno alla drammaticità del momento attuale, italiano come globale. La fine del mondo. Non e’ poi così lontana per migliaia di famiglie. Non e’ poi così remota per tantissima gente che nel giro di pochi anni si e’ ritrovata a vivere in una precarietà insospettabile.E poi quel “Padre nostro”. La preghiera per eccellenza, recitata ad alta voce, contro ogni protocollo, contro ogni tradizione. Quasi potesse essere una liturgia immediata e universale, per connettere subito il nuovo Pontefice con l’animo dei suoi fedeli.Papà Francesco e’ il primo Pontefice sudamericano, e’ il primo gesuita, e’ il primo a scegliere il nome del Poverello. E’ il Papa della speranza. Non può non esserlo chi sceglie il nome e l’impronta di Francesco.E non può essere un Papa come gli altri per la terra dei Santi, per l’Umbria. Che in fondo anche con Benedetto aveva le sue radici, storico- culturali oltre che mistiche. Ma Francesco e’ Francesco. Come disse un giorno padre Luigi Marioli ,Fancesco e’ la più imponente provocazione morale nella storia dell’umanità.Francesco ha vissuto la sua conversione in questa terra, nella nostra terra. Lasciando Assisi, che ne e’ rimasta patria nei secoli, e raggiungendo Gubbio, attraverso quel sentiero impervio e ancora oggi difficile che e’ il Sentiero Francescano. A Gubbio ha indossato il saio, a Gubbio ha alleviato le pene ai lebbrosi (a poche decine di metri dall’attuale Chiesa della Vittorina), a Gubbio ha ammansito il lupo, o la lupa che sia. Ovvero l’icona universale nei secoli della pace e della riconciliazione.Forse c’e anche tutto questo nel nome del nuovo Pontefice. Nella sua indole, nel suo senso di serenità e dolcezza che ispira il sul sguardo. Silenzioso. Senza bisogno di fronzoli.In fondo, se c’e un Pontefice destinato a lasciare un’impronta straordinaria sulla nostra Umbria, così come nell’universo contraddittorio e precario di questi tempi, non potrà che essere Papa Francesco.
dal blog di G.M.A