Ricordando Carlo Tomassini (Piero de Pinca)
Dal Senato del Cero
Ricordando Carlo Tomassini (Piero de Pinca)
Qualche tempo fa un altro Senatore se ne è andato. Carlo Tomassini per tutti Piero de Pinca. Era un grande. Mi diceva che quando portava il Cero lui “eravamo quattro gatti…” e tutto era cominciato su richiesta del Sor Nino Farneti. Proprio ‘l Sor Nino, che gestiva le “machine da bàtte”, convinse gente di Semonte-Settestrade a venire al Cero. Nacque cosi il mito di ceraioli d.o.c. come Angelo e Mario Silvioli, Adolfo Tomassini (Dolfo dei Muli), il “Barco” al secolo Giuseppe Filippetti e poi lui, Piero. Era una figura dal carattere mite, affabile, generoso e affezionato sia alla sua Irene, scomparsa qualche anno fa, che ai suoi figli Loris e Gianluca. Mite si ma, come accade a molti, dalle sei alle otto del 15 maggio si trasformava. Racconta mio padre (Alfio Cappannelli n.d.r.) come una volta negli anni ’60 mentre faceva il capodieci sul Monte, Piero era punta davanti. Cominciò un parapiglia con il capocinque di San Giorgio. I due Ceri erano attaccati, Piero benchè col Cero sulle spalle si adoperò – per così dire – a dare “un piccolo aiuto”. Ad un certo punto non si sa come… il capocinque non c’era più… e nella calca di li a poco San Giorgio cadde. È il ricordo di un anno trionfale per il nostro Cero. Sulle imprese di quelli come Piero de Pinca si è consumata gran parte della storia santantoniara degli anni ’60 e ’70. E infine nell’82 arrivò la brocca. Conscio della sua non più verde età, delegò ad altri la Calata e l’anno dopo il “secondo pezzo” del Corso. Anche questo va scritto a suo merito. Infine un aneddoto. Quando alla vigilia del 15 maggio fine anni ’80, inizi ’90 facevamo il “giro” dei Mejo Ceraioli di quella zona, la sosta presso l’ara de Pinca diventava un appuntamento immancabile. La nostra visita era talmente sentita dal padrone di casa che le prelibatezze erano tante. Avevo notato anche una piccola particolarità: le donne erano andate tutte dalla parrucchiera. Va bene che il “giro” era sempre di sabato, ma l’avevano fatto per noi? Penso proprio di si. Evidentemente in quella casa, un appuntamento santantoniaro come il nostro richiedeva la massima cura… anche dei particolari. Pochi come te. Ciao, Piero.
Alberto Cappannelli