Festa dei Ceri - Gubbio 15 Maggio
Il Gonfalone
Iconografie di S.Antonio Abate
L’iconografia di S.Antonio Abate comprende una serie di simboli; il Santo viene ritratto ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello, con un bastone da pellegrino che termina spesso con una croce a forma di tau(attributo più antico) che gli antoniani portavano cucita sul loro abito, ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino. In basso, ai suoi piedi si trova un maiale, animale dal quale si ricavava il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. Viene rappresentato con in mano un libro aperto. L’ultimo attributo in ordine di tempo a caratterizzare S.Antonio Abate è il fuoco, sotto i suoi piedi, in mano o sul suo libro una fiamma rossa che ricorda la malattia ignea a protezione della quale il taumaturgo è invocato. I due elementi iconografici, maiale e fuoco, sono la testimonianza di antiche reminiscenze di riti arcaici precristiani.Molte sono certamente le valenze simboliche che potrebbero essere attribuite alla fiamma, memoria delle tentazioni diaboliche e del fuoco della lussuria sconfitto dall’eremita, ma storicamente l’attributo va associato soprattutto all’ignis sacer e alla possibilità di guarirne invocando S. Antonio.L’attributo del fuoco appare diffuso principalmente in Italia Settentrionale, anche se non mancano alcuni esempi da altre regioni italiane; questa concentrazione geografica non può non richiamare alla mente la diffusione endemica dell’ignis sacer legata alle aree geografiche in cui era prevalente il consumo della segale.Il fuoco si configura come attributo polisemico adatto a rivestire diversi e complessi significati. Per millenni e ancora oggi si usa nei paesi accendere il 17 gennaio i cosiddetti “falò di S.Antonio” che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice come tutti i fuochi che segnano il passaggio dall’inverno all’imminente primavera.
L’immagine del fuoco, elemento che sta alla base dell’ordine delle cose e dell’organizzazione dell’universo è stato utilizzato come immagine riassuntiva nell’esecuzione dello stendardo della famiglia dei santantoniari, con chiari richiami iconografici e simbolici .Il colore del fuoco, cioè il rosso, esprime l’energia del movimento, il dinamismo, il mondo affettivo delle emozioni e delle passioni, è sinonimo di forza la fiamma che rischiara le tenebre e diventa spesso metafora dell’illuminazione intesa come conoscenza. Al calore e alla luce del fuoco viene associato il sole che rende possibile la vita e il cui percorso nella volta celeste scandisce il succedersi del tempo. Nel carattere del fuoco però permane una opposizione costante: fuoco dello spirito e fuoco infernale, fuoco che riscalda e fuoco che distrugge, fuoco fulcro dell’energia creatrice e fuoco che riduce in cenere, fuoco d’amore e fuoco d’odio…
Fin dall’antichità il suo ruolo era centrale anche nel simbolismo religioso, nei riti di passaggio o di iniziazione dove rappresenta la purezza spirituale e la forza, un’energia superiore foriera di presagi positivi legati alla perpetuazione e alla specie umana e alla sua elevazione. Il fuoco è diventato spesso metafora dell’illuminazione intesa come conoscenza. Lo stendardo nell’immagine di una “fiamma vibrante” inscritta in un triangolo con la punta rivolta verso l’alto, insieme a tutti i molteplici significati iconografici, storici e simbolici racchiude e protegge lo spirito ceraiolo, vivo, dinamico, forte, eterno.