Festa dei Ceri - Gubbio 15 Maggio

La Festa dei Ceri

Le origini

La Festa ebbe ed ha tuttora un ruolo fondamentale per la comunità eugubina.
Lasciamo il compito agli studiosi di approfondire la ricerca sulle origini e sui significati della festa.
Sono due le ipotesi essenziali sulla sua nascita: una religiosa e l’altra pagana.

La prima ipotesi, largamente documentata, presenta la Festa come solenne atto ispirato a devozione degli eugubini al loro Vescovo Ubaldo Baldassini, dal maggio 1160, anno della sua morte. Da allora, ogni 15 maggio, giorno della vigilia del lutto, l’offerta devozionale al Santo Patrono divenne un appuntamento fisso per il popolo eugubino, che avrebbe partecipato, in mistica processione, ad una grande “Luminaria” di candelotti di cera, percorrendo le vie della città fino al Monte Ingino (dove dall’11 settembre 1194 riposa il corpo di S. Ubaldo nell’omonima Basilica). I candelotti di cera, offerti dalle corporazioni di Arti e Mestieri, probabilmente divennero nel tempo tanto consistenti da renderne difficoltoso il trasporto e furono sostituiti verso la fine del ‘500 con tre strutture di legno, agili e moderne, che – più volte ricostruite – sono, nella loro forma originaria, arrivate fino ai nostri giorni. Sono rimasti invariati nel tempo anche la data e quasi la totalità del percorso della festa. La seconda ipotesi, poco documentata, propende per la rievocazione antichissima della festa pagana in onore di Cerere, dea delle messi, arrivando a noi attraverso le glorie comunali e le signorie rinascimentali, il dominio pontificio e le lotte risorgimentali.

L'Evoluzione della Festa dei Ceri dal XIX secolo ad oggi

Nella Bolla di canonizzazione di S. Ubaldo, Papa Celestino III invitava gli Eugubini ha celebrare la festività del loro Patrono “hilariter”, cioè con allegrezza. Tale avverbio non è stato ritrovato in nessun’altra Bolla Papale; il che significa che già esisteva in Gubbio questo tono allegro e di giubilo tra il popolo, forse in ricordo dello scampato pericolo quando la città fu risparmiata dalla distruzione o quando sorse un’atmosfera di pace e di amicizia negli anni successivi alla morte del Santo. I suoi prodigi e miracoli avevano dato serenità e gioia al popolo eugubino. Il primo documento della “Festa di S. Ubaldo” (così si chiamava nel Medio Evo la “Festa dei Ceri”) è contenuto nello Statutum Eugubii del 1338. I Capitani dell’Arte dei Muratori, dei Merciari e degli Asinari erano tenuti, nel pomeriggio del 15 Maggio, a convocare i propri lavoranti nella Piazza del Mercato (platea mercatalis). Una volta raccolti, tutt’insieme dovevano andare per le vie della città e infine salire fino alla chiesa di S. Ubaldo portando iubilantes et gaudentes tre Cereos Magnos. Nei riferimenti successivi contenuti nei Brevi dell’Arte dei Petraioli (1584) e dei Merciari (1540) sono insufficienti a ricostruire la festa nei dettagli. Agli inizi del Seicento riappare il vecchio spirito di un tempo: “…quegli antichi Cerei, quelle alte e pesanti piramidi che da tanti huomini forsuti sono portate con allegrezza immensa per la città…”. La festa ebbe momenti di esaltazione, ma anche momenti di crisi. Uno di questi avvenne nel 1799. L’occupazione della città da parte delle truppe francesi fu accolta con ostilità dalla popolazione. Gli occupanti abolirono l’Università dei Muratori, la Congregazione dei Merciari e le loro “funzioni”. 

Fra queste la Festa dei Ceri. Mentre i Muratori e i contadini sfidarono la legge, i Merciari si rifiutarono di portare il Cero di San Giorgio; i Fabbri e i Falegnami coraggiosamente si sostituirono ad essi, evitando così l’interruzione della nobilissima tradizione. Nella seconda metà dell’Ottocento, quando si diffuse anche in Italia lo studio del folklore, la stampa si occupò più da vicino del “tradizioni popolari” e attraverso i numerosi periodici furono divulgate delle immagini. I Ceri di Gubbio comparvero su “L’Illustrazione Italiana”, “La Tribuna Illustrata”, “La Domenica del Corriere”, ecc… In questo periodo l’Amministrazione comunale capì l’importanza della festa e, in un decennio, furono rifatti ex novo i tre Ceri (Sant’Ubaldo nel 1883, San Giorgio nel 1888, Sant’Antonio nel 1893). Nel 1891 l’Amministrazione affidò all’Università dei Muratori e Scalpellini l’incarico di “gestire” la festa; nel 1900 la Statua di S. Ubaldo sostituì l’antico Gonfalone che per secoli era stato portato processionalmente dai religiosi, prima della grande corsa pomeridiana.

Esaltazione della Festa dei Ceri, perché espressione della forza, del coraggio dell’antiche stirpe Eugubina.

All’inizio del secolo, dopo l’affannosa mostra, i Ceri furono sollevati da terra in via Savelli della Porta, e appoggiati su artistici basamenti. Nel 1904 i Ceraioli, per distinguere più facilmente il gruppo di appartenenza, si cingevano il collo con fazzoletti di color giallo, azzurro e rosso. Ma il cambiamento più radicale avvenne nel 1908 o ’09. Dopo secoli di divisioni i tre Ceri furono innalzati tutti e tre insieme in prossimità della chiesa di San Pietro; le tavole ceraiole rimasero ancora separate per diversi anni, sparse nei vari quartieri della città. Burrascoso fu il triennio 1920-22 quando si intensificò la lotta politica tra le frange più estremiste: anarchici e fascisti.Nel 1928, in occasione del raduno dei costumi a Venezia, comparvero le prime camice gialle, azzurre e nere. Dieci anni dopo, per volontà del Potestà e della “Pro Gubbio”, l’alzata venne spostata nell’incantevole scenario di Piazza Grande. Dopo la tragica Seconda Guerra Mondiale, si costituì il “Comitato Ceri”, che nel 1950 si trasformò in “Associazione Maggio Eugubino”. Questa prestò particolare attenzione alla festa e svolse un’intensa azione per farla conoscere in Italia e all’estero. Gubbio ora è sempre più apprezzata per le sue bellezze architettoniche, per i suoi angoli suggestivi e in particolare per le sue splendide tradizioni popolari.

Le fasi della Festa

La Discesa

La discesa dei Ceri, la prima domenica di Maggio, è il prologo della festa, il giorno in cui  gli eugubini riassaporano ciò che li attenderà da li a poco.
I Ceri, che durante tutto l’anno vengono conservati nella navata destra della Basilica di Sant’Ubaldo in cima al Monte Ingino, vengono portati giù in città ed ospitati nella sala dell’ Arengo del Palazzo dei Consoli. La giornata inizia con la messa delle 8.30 nella Basilica di S. Ubaldo quando i Ceri vengono “spiccati” dai piedistalli sui quali riposano tutto l’anno e “stratati”(distesi), sempre a pancia sopra, per essere portati a spalla dai ceraioli che in questa giornata non indossano mai la divisa.
Il percorso che attraversa gran parte della città  suscita fin da subito il primo entusiasmo degli eugubini, preludio alla grande Festa del 15 Maggio. Durante questo percorso, i Ceri, vengono accompagnati dalla Banda, dai Tamburini, dai rappresentanti della Città e delle tre famiglie ceraiole.
Secondo un vecchio costume vengono messi a cavalcioni dei Ceri e delle barelle dei bambini in divisa, rendendo il peso del Cero ancora più greve.
Arrivati a Piazza Grande, i Ceri eseguono tre girate a passo, con i bambini sopra, ed altre di corsa. Al termine di queste si avviano alla Scalea del Palazzo dei Consoli ed entrano nella sala dell’Arengo, dove saranno tenuti fino al 15 Maggio. I Ceri, appoggiati su appositi sostegni, vengono festeggiati dai ceraioli  sollevandoli e battendoli varie volte. Nel frattempo nelle cantine del Palazzo viene servita, a cura dell’Università dei Muratori, la tradizionale “coratella”.

La Vigilia

Nei giorni che intercorrono tra la Discesa dei Ceri e il 15 Maggio la città è percorsa da un fremito che diviene sempre più convulso con l’approssimarsi della Festa. L’attesa culmina nella serata del 14 Maggio, quando alle ore 19.00 la folla si raduna in Piazza Grande per assistere ai rintocchi del Campanone in onore del patrono della città, Sant’Ubaldo. Dopo la “sonata” del 14 c’è il tradizionale assaggio del “baccalà alla ceraiola” presso gli “Arconi” del palazzo che si prepara nelle cucine del Palazzo e che servirà come colazione per i ceraioli che consumeranno la mattina del 15 maggio. Verso sera i ceraioli si raccolgono nella proprio taverna dove preparano gli ultimi dettagli della corsa. Per le vie della città si fa festa al suono delle musiche tradizionali suonate dalla Banda. E’ buona regola per i ceraioli recarsi a dormire presto e rimandare i festeggiamenti a corsa finita.

La Mattina della Festa

Ore 5.30…La sveglia dei Capitani e dei Capodieci:
Al suono dei tamburi che percorrono le vie del centro storico vengono svegliati i protagonisti della Corsa: i Capitani e i Capodieci dei Ceri. La sveglia avviene a domicilio se questi abitano nel centro storico e nel caso in cui dimorino lontano la sveglia avviene presso le sedi di diritto: il Palazzo dell’Università dei muratori per i Capitani e la cosiddetta Casa di Sant’Ubaldo per i Capodieci.

Ore 6.00…La Sveglia del Campanone:
Il Campanone sveglia tutta la città con i suoi rintocchi ed accompagna per un tratto il corteo dei Tamburini che ha nel frattempo radunato i Capodieci, i Capocetta ed i Capitani.

Ore 7.00…La Commemorazione dei Ceraioli defunti:
Tutto il corteo dopo essersi ritrovato a porta S. Agostino raggiunge il Cimitero Civico per la commemorazione ai ceraioli defunti. Dopo la benedizione i Capitani depongono la corona fatta di fiori gialli, rossi e blu che reca la scritta “ i ceraioli che passano ai ceraioli che sono passati”.

Ore 8.00…La Messa dei Ceraioli:
Nella chiesa dei Muratori i ceraioli prendono parte alla S. Messa ed eleggono i Capitani per il secondo anno successivo, subito dopo segue la sfilata dei Santi. Il corteo viene preceduto dai  tamburini disposti in tre file, una per ogni cero, dalla banda, dalle istituzioni cittadine e dai rappresentanti dei tre ceri. Dopo aver attraversato le principali vie della città, la sfilata termina nell’arengo del Palazzo dei Consoli, dove già si trovano i Ceri.
Lì si consuma la tradizionale colazione con il “ baccalà alla ceraiola”. Al termine, i ceraioli si dirigono verso Porta Castello, dove ricevono il “mazzolino dei fiori” confezionati dalle suore di Sant’Antonio che viene appuntato sulla camicia gialla (S. Ubaldo), azzurra (S. Giorgio), nera (S. Antonio).

La Sfilata

Ore 10.00:

Sempre da Porta Castello intorno alle ore 10.00, muove la grande sfilata dei ceraioli con bande, vessilli ed i “Capodieci” a guidare i tre gruppi di ceraioli. Quest’ultimo sono coloro che avranno l’onore di gettare la brocca al momento dell’alzata e la responsabilità del proprio Cero della corsa pomeridiana.
La sfilata si apre con i tamburini, disposti in tre file secondo l’ordine di alzata. Seguono i vessilli delle contrade, le bandiere dei quattro quartieri e la banda della città di Gubbio. Subito dietro, a cavallo, i Capitani, il trombettiere e l’alfiere, poi il Sindaco e le autorità comunali. Infine i  gruppi separati dei ceraioli, ognuno preceduto dai propri tamburini, dalle bandiere delle Famiglie, dai Capodieci dei tre Ceri.
I ceraioli di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio vestiti rispettivamente con le camicie gialle, azzurre e nere, cantano durante la sfilata le tradizionali canzoni ceraiole . La folla festante e acclamante incita il corteo. Sulle finestre degli antichi palazzi di Gubbio pendono gli stendardi con i colori dei Ceri e dei quartieri della città. I suonatori delle chiarine escono dalla sfilata all’altezza di Palazzo Andreoli e raggiungono Piazza Grande, per sistemarsi sul balcone del Palazzo dei Consoli, in attesa del corteo. Escono dal palazzo anche gli sbandieratori che si mettono ai lati della scalea e i figuranti in costume.

L'Alzata

Ore 11:30:
L’Alzata dei Ceri, insieme alla corsa pomeridiana è il momento topico della Festa. Ha luogo in Piazza Grande, gremita di folla affluita dalle vie laterali dei Consoli e XX Settembre. Intorno alle ore 11.30 la sfilata raggiunge la Piazza.  Una volta entrato il corteo nel Palazzo inizia  l’investitura ufficiale da parte del Sindaco al Primo Capitano con la consegna delle chiavi della città : un gesto simbolico che ricorda a tutti che per un giorno il potere è nelle mani del popolo. Dopo la benedizione del Vescovo, i Ceri irrompono dalla scalea del Palazzo dei Consoli nella piazza gremita di folla multicolore.
Nel frattempo, le barelle in cui andranno fissati i Ceri, vengono allineate verso il lato sud della Piazza in posizione orizzontale. Qualche istante prima che arrivi il cero  il Capodieci sale in piedi sul bordo superiore del barelone. Il montaggio dei Ceri alla barella è un’operazione importante e delicata, che si chiama “incaviamento” e fissa saldamente alla barella i Ceri, mediante un cuneo di ferro che entra nell’asola del cosiddetto timicchione. Dopo l’incaviamento il Capodieci bagna con l’acqua della brocca  il timicchione per farlo meglio aderire. Nel frattempo altri ceraioli fissano sul panottolo superiore del cero la statuetta del Santo. A questo punto il Secondo Capitano dà il segnale dell’alzata ai tre Capodieci saliti sulle stanghe del proprio Cero ancora in posizione orizzontale. Il Capodieci mostra la brocca alla folla, poi la rivolge verso il campanone e infine la allinea in avanti con quella degli altri Capodieci pronti per coordinare il lancio. Dopo una rapida oscillazione della brocca all’indietro, questa viene gettata tra la folla. Al suono del Campanone e in mezzo ad urla crescenti di incitamento, con un rapido movimento, i tre Capodieci si spingono in avanti e i ceraioli alzano rapidamente in verticale i Ceri che iniziano subito la corsa, accompagnati dal tripudio della folla. Portati a spalla dai ceraioli e con difficoltà riescono a fendere il “muro” umano per compiere le birate, cioè giri prima di raggiungere, ognuno con percorsi diversi le vie, le strade, le piazze. È iniziata la mostra, durante la quale si rende omaggio alle storiche famiglie ceraiole.

La Mostra

Al termine delle girate del mattino, fino al momento in cui i ceri vengono poggiati (messi giù) sugli appositi piedistalli dell’alzatella in Via Savelli, assistiamo alla Mostra.
Il cero viene condotto, in segno di rispetto, presso gli edifici sede del potere politico e religioso, agli infermi ed ai luoghi di cura, alle abitazioni dei ceraioli storici e dei casati più illustri. Questo in segno di solidarietà ceraiola, rispetto e devozione anche per i ceraioli di Cero opposto. Vengono effettuate delle giratelle (sempre in senso antiorario), degli inchini o riverenze, accompagnati da grida di gioia o da profondi silenzi a seconda delle circostanze. Difficilmente si corre durante la mostra. È anche l’occasione per i ceraioli più anziani di saggiare ancora una volta il dolce peso della stanga, o per far sentire a giovani o donne l’emozione del Cero.  Una particolare consuetudine vuole che il “santo” di Sant’Antonio sia ornato da una coccarda rossa che viene fissata da una suorina alla finestra del primo piano dell’ Astenotrofio Mosca.  I percorsi della mostra di ogni Cero sono soggetti a variazioni annuali dipendenti dalle persone che si vogliono ricordare e omaggiare. Al termine della Mostra i tre ceri vengono condotti in via Savelli della Porta e appoggiati sui “Ceppi”,basamenti in legno fatti nel 1899 dall’artigiano Gaetano Agostinelli ,  in attesa della grande corsa.

La Processione

ore 17.00:
Ha inizio immediatamente prima della corsa. Preceduta dalla banda che suona ad libitum “ O lume della fede”, la processione comprende tutto il clero eugubino con il Vescovo che reca una reliquia ed una grande statua lignea del santo patrono Sant’Ubaldo portata a spalla da ceraioli anziani. Il corteo muove dal Duomo verso Piazza Grande dove il campanone fa sentire la sua voce. Da Piazza Grande il Vescovo e il clero seguono il percorso inverso della corsa dei Ceri che tolti dai Ceppi, iniziano la loro corsa in Via Savelli (Alzatella) fermandosi in attesa dell’incontro con Sant’Ubaldo davanti alla chiesa di San Giovanni Decollato (detta dei Neri dal nome della Confraternita).
All’incrocio tra Via Dante e Via Savelli la processione si trova faccia a faccia con i tre Ceri, il Vescovo li benedice e si avvia verso la chiesa dei Neri dove verrà deposta la statua di Sant’Ubaldo.

La corsa ha inizio.

La Corsa

ore 18.00:
E’ la componente principale della Festa dei Ceri. Dopo una concitata benedizione del Vescovo, i Ceri si lanciano in una corsa forsennata, entusiasmante, fatta talvolta di pendute o addirittura di cadute.
La Festa si trasforma in una gara tiratissima. I ceraioli raggruppati in mute, si danno il cambio e si aiutano a vicenda con vigorosa solidarietà. I Ceri corrono alla massima velocità seguiti e preceduti da una moltitudine entusiasta che rende ancora più pericoloso il compito dei ceraioli. “L’cero ‘n se ferma”. Questa è la parola d’ordine. Chi in qualche modo ne intralcia il passaggio viene irrimediabilmente travolto.
La corsa inizia da Via Dante o Calata dei  Neri dove i Ceri scendono impetuosi, è un tratto in discesa e per questo molto pericolo ed affidato ai ceraioli più esperti. Si prosegue lungo corso Garibaldi fino in via Cairoli dove i Ceri sostano per 15 min. Dopo questa breve sosta i Ceri percorrono via Mazzatinti, Piazza 40 Martiri, le vie del quartiere di S. Martino fino a Piazza Grande. Lì ci si dà appuntamento per le birate della sera e poi via verso gli irti stradoni che conducono al Monte Ingino, alla Basilica del Santo.bCon un’ultima impennata i Ceri arrivano ai piedi della gradinata della Basilica  e qui la corsa si conclude con l'”abbassata” per entrare nel portale, la salita della scalea e la chiusura del portone in cima. L’Abbassata finale è di grande spettacolarità, perché avviene in piena corsa e ad essa è legata la competizione tra Sant’Ubaldo e San Giorgio per la chiusura della porta. I Ceri vengono quindi smontati nelle varie parti e, mentre vengono deposti in Chiesa come atto di omaggio al Santo, le tre statue vengono processionalmente riportate in città per essere custodite, nella chiesetta dei Muratori, dove I ceraioli rivolgono l’ultimo caloroso saluto ai loro Santi. La notte è ancora lunga, le feste, i canti, le polemiche continuano nelle ore piccole.

I Festeggiamenti

La giornata appena trascorsa è stata lunga ma soprattutto intensa, così appena riportati i Santi in città iniziano i festeggiamenti per le vie e nelle Taverne dei Ceri. Ogni famiglia ceraiola dispone infatti di un luogo di ritrovo, dove festeggiare e ritrovarsi dopo la corsa, la cosiddetta “Taverna”. Entrare nella Taverna dei Santubaldari, dei Sangiorgiari e dei Santantoniari significa assaporare fino in fondo l’atmosfera della Festa che finirà solamente con le prime luci dell’alba.

I luoghi della Festa

La Piazza sulla quale si affaccia il Palazzo dei Consoli è il teatro dove si compie l’Alzata dei Ceri e le “birate” della sera. Costruita intorno al trecento é composta da quattro grandi spazi ricoperti con volta a botte rivolti verso la strada; gli ‘arconi’ non vennero mai del tutto compiuti. E’ la Piazza pensile tra le più grandi al mondo.

E’ la vera voce di Gubbio, quando il suo suono si diffonde, sulla città e sulla campagna, porta con sé un senso di grande gioia. Il Campanone nasce il 30 ottobre 1769, quando il professore Giovanni Battista Donati di Aquila eseguì la fusione dell’attuale campanone sotto gli Arconi di Piazza Grande.
L’interesse per quel fatto era enorme. La campana del Palazzo dei Consoli veniva da anni difficili: il vecchio Campanone si era rotto quattro anni prima (1765), l’anno successivo fu sistemato nella torretta uno nuovo, fuso da Giovanni Casali di Ancona, ma si ruppe, dopo due anni soltanto, per gravi difetti di fusione.
Quindi arriviamo a quello attuale che fu sollevato da Piazza Grande alla torretta il 20 marzo 1770.
Il suo peso è 19,66 quintali, più il battaglio (“batoccolo”) 114 Kg, il diametro è 1.43 m, altezza 1.52 m. Il ciglio del campanone dista il muro della torretta solo 7 cm.
Intorno al campanone è impressa una iscrizione in latino che, oltre a ricordare gli autori e la data di fusione, contiene la preghiera: “Il Signore nostro Gesù Cristo per intercessione della Santissima Concezione della Beata Maria Vergine e dei Santi Giovanni e Ubaldo liberi questa città dal flagello del terremoto, dal fulmine e dalla tempesta e da ogni male, Amen”.
Nell’iscrizione sono accomunati tutti e tre i Patroni di Gubbio!

Il Cimitero Civico di Gubbio, posto fuori le mura della città ,fa parte del percorso della Festa dei Ceri. Il Corteo formato dai tamburi, i Capodieci, i Capitani, le istituzioni cittadine e i ceraioli, parte da porta S. Agostino per recarsi alle ore 7.00 presso il Cimitero Civico dove vengono commemorati i ceraioli defunti. Dopo la benedizione da parte dei cappellani, i Capitani depongono la corona fatta con fiori gialli, blu e rossi che reca la scritta “I ceraioli che passano ai ceraioli che sono passati, nei canti e nella preghiera sia eterna la vostra memoria”. Questo è il momento in cui il trombettiere suona il silenzio, mentre i Tamburini rullano.

Si trova nel quartiere di San Martino, Borgo di Santa Lucia ed è il luogo in cui i ceraioli si radunano per dare inizio alla sfilata e dove vengono distribuiti i “mazzolin di fiori” confezionati dalle suore del convento di sant’Antonio. Il mazzolino è un’usanza tipica della festa, ogni ceraiolo ne ha uno legato al suo fazzoletto rosso. Il passaggio successivo è l’organizzazione della sfilata, una volta sistemate tutte le figure principali, il corteo parte da Porta Castello pronto ad attraversare con i suoi balli e canti tutta la città.

Il Palazzo dei Consoli è l’emblema di tutta la città e luogo tra i più significativi della Festa dei Ceri. Al suo interno infatti sono custoditi i Ceri portati in città dal Monte Ingino. E’ dal suo grande portone che escono i Ceri, i Santi, i Capodieci e tutte le figure principali della Festa ed è sulla sua scalea che avviene la cerimonia di passaggio di consegna delle chiavi della città. Il palazzo dei Consoli è quindi un protagonista fondamentale della Festa dei Ceri, non solo per quanto riguarda la parte cerimoniale ma anche per il tradizionale pranzo della “tavola bona”che si tiene nella sala dell’Arengo, al quale oltre ai ceraioli vengono invitate le più importanti cariche istituzionali della regione, provincia e accademiche.

I locali sottostanti i quattro “arconi” che sorreggono Piazza Grande, di proprietà della famiglia dei muratori, sono da anni teatro di convivi ceraioli non solo il giorno del 15 maggio ma anche in altre occasioni. Nei locali degli “arconi” ha sede la Taverna dei Capitani”, figura molto importante per lo svolgimento della festa Da ricordare è la preparazione del “baccalà alla ceraiola” che viene cucinato nella grande cucina professionale che si trova in uno dei locali degli arconi. La ricetta è segreta e si tramanda di generazione in generazione dai cuochi dell’università dei muratori. La sera del 14 maggio viene fatto un assaggio per i cittadini eugubini e per i turisti. Sempre sotto gli “arconi” si svolge la colazione dei Tamburini del 15 mattina, con la tipica “coratella” alla ceraiola.

La chiesa di San Francesco della Pace detta comunemente “dei muratori” è il luogo dove vengono conservate ed esposte per tutto l’anno le statue dei tre santi. Durante la mattina del 15 maggio in questa chiesa viene detta la Messa dei Ceraioli. In questa particolare occasione l’altare viene posto all’aperto per dare modo di partecipare al maggior numero possibile di ceraioli . Al termine della messa avviene la cerimonia del bussolo, dove vengono eletti i due Capitani che saranno in carica nei due anni successivi. Finita la cerimonia vengono portati fuori i “santi” e posti sull’apposita barella per dare inizio al corteo che arriverà fino a Piazza Grande.

La chiesa di San Giovanni Decollato, detto anche dei Neri, è attualmente affidata alla Famiglia dei Santantoniari. Si trova all’incrocio tra Via Dante(la Calata dei Neri) e Via Savelli dove avviene l’Alzatella.

L’attuale Taverna dei Santantoniari si trova nelle cantine di Palazzo Fonti, dispone di un orto interno e dal 2001 è diventata la sede ufficiale della famiglia. La sede della Famiglia ha luogo nella cappella di Palazzo Fonti, quasi totalmente restaurata dai Santantoniari. 

Dal Duomo di Gubbio, edificio risalente ai secc. XIII-XIV, parte la Processione del clero che percorre in senso opposto il percorso dei Ceri. Durante questa liturgia viene portata a spalla una statua lignea del Santo Patrono di Gubbio e il Vescovo che apre la Processione reca una teca con la sacra reliquia di Sant’Ubaldo.

Dopo la Mostra tutti e tre i Ceri raggiungono, anche in tempi diversi, la zona dell’”Alzatella”, l’ultimo tratto di Via Savelli. I Ceri vengono poggiati su 4 “ceppi” di legno che sono non altro che piedistalli artistici. I Ceppi risalgono al 1899 quando l’artigiano Gaetano Agostinelli ne intagliò le forme e furono acquistati dal comune nel 1907. I Ceri riposano appoggiati ai ceppi fino al momento dell’Alzatella, prologo della corsa. Dopo lo stazionamento i Ceri vengono caricati in spalla e portati a corsa da Palazzo Fonti fino alla chiesetta dei Neri. Arrivati davanti a quest’ultima i Ceri si fermano e rimangono sulla spalla dei ceraioli. In questa occasione sono i vecchi ceraioli o i braccieri della Calata che si offrono di sostenere il peso del cero prima dell’arrivo della processione.

La Porta di Sant’Ubaldo fa parte della cinta muraria della città, da qui i Ceri dopo una breve sosta, la terza, possono iniziare la dura salita al Monte. Le operazioni di passaggio sono di solito riservate ai ceraioli anziani e si effettuano quando la calca diretta alla basilica si è diradata e il tempo per piazzare le mute è trascorso. I Ceri vengono abbassati in avanti, il passaggio è fatto a misura di barella e anche i minimi spostamenti e inclinazioni possono far incagliare il cero al muro. Una volta attraversata la Porta vengono rialzati e appoggiati a terra per permettere di ultimare i passaggi e ripartire tutti insieme.

Nella Basilica dedicata al Santo Patrono si consuma l’atto finale della corsa. Infatti i Ceri dopo essersi “arrampicati” su per gli stradoni del Monte Ingino arrivano ai piedi della gradinata della Basilica di Sant’Ubaldo e qui la corsa si conclude con l'”abbassata” per entrare nel portale, la salita della scalea e infine la chiusura del portone. L’Abbassata finale è di grande spettacolarità, perché avviene in piena corsa e ad essa è legata la competizione tra Sant’Ubaldo e San Giorgio per la chiusura della porta. Solitamente e sempre tra grandi polemiche, il primo cero, quello di Sant’Ubaldo, entra da solo nel chiostro della Baslica lasciando gli altri due ceri fuori dalla porta a fasteggiare. Finita la cerimonia di “scavijamento” del cero di Sant’Ubaldo viene aperta la porta e fatti entrare gli altri due ceri che ripetono la stessa cerimonia del primo. I ceri tornano sui loro piedistalli all’interno della Basilica e i Santi vengono fissati alla barella che li riporterà nella chiesetta dei muratori, in città.

La taverna del cero guerriero, ubicata nel centro storico in via Cristini,3 nei pressi del quartiere di San Martino. Da poco restaurata è anche la sede della Famiglia e luogo di ritrovo per riunioni ceraiole e convivi.

Sede e Taverna della Famiglia dei Santubaldari si trova in Via Ubaldini,3. Locale antico e ristutturato, posto immediatamente sotto il corso cittadino. Durante la serata del 15 Maggio per motivi logistici Il convivio viene spostato nei pressi del quartiere di San Pietro dove la Famiglia e tutti i ceraioli santubaldari si ritrovano per festaggiare insieme.